L’ultimo Bollettino economico della Banca centrale europea mette i riflettori sulla debolezza del mercato del lavoro nell’Unione europea, riconoscendo che una misura più ampia della disoccupazione - che tiene conto del lavoro part-time e di chi non cerca attivamente un impiego - porta il tasso ufficiale a quasi raddoppiare. Questa situazione di difficoltà, secondo gli analisti dell’Associazione Prometeia, aiuta a spiegare perché i livelli di povertà stanno aumentando, in quanto le statistiche ufficiali nasconderebbero la disoccupazione in alcune fasce della popolazione.
In termini di numeri, il tasso di povertà per l’intera area dell’Euro è aumentato dal 16,1% nel 2007 al 17,2% nel 2015. In Italia si è arrivati al 19,4%, mentre in Francia e in Germania, rispettivamente, il tasso è del 13,6% e del 16,7%. Da notare che in quest’ultimo paese, la Germania, l’aumento è superiore a quello italiano (l’1,5% rispetto allo 0,5%). Questa crescita coincide con un forte aumento dei poveri che lavorano - i “working poor” - che nell’economia tedesca sono praticamente raddoppiati nello spazio di 10 anni, arrivando quasi al 10%, poco sotto il livello in Italia.
Nei grafici sotto salta all’occhio proprio la linea arancione della Germania. Infatti la famosa “economia guida” dell’Europa, un paese che sarebbe in una condizione più forte che mai, sta conoscendo un forte aumento dela povertà, soprattutto di quelli che lavorano. Si tratta del risultato delle riforme Hartz 4, spesso elogiate come le misure che hanno permesso alla Germania di mantenere la produttività. L’altra faccia della medaglia sono le circa 6 milioni di persone che si trovano a lavorare con stipendi bassissimi, e con livelli di tutela sociale decrescenti. Non è un caso che i partiti cosiddetti populisti trovano più sostegno nelle regioni dell’Est, in seguito alla ‘terapia choc’ che ha devastato la capacità produttiva dell’ex Ddr, e nei “quartieri Hartz 4”, aree che hanno preso proprio il nome della riforma che ha relegato un’ampia fascia della popolazione tedesca a livelli di povertà crescenti.
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