Trump svela il suo progetto per l’America

Mondo

Paolo Balmas

Durante un discorso presso il Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, il presidente Trump ha esposto la nuova politica energetica della sua amministrazione. Ha parlato di una rivoluzione che darà milioni di posti di lavoro agli americani e garantirà entrate che si calcoleranno in trilioni di dollari. Trump ha descritto in pochi minuti quella che ha definito la “nuova era del dominio energetico americano”. Secondo il Presidente, il suo governo sta dando il via all’epoca d’oro dell’energia. La rivoluzione energetica, inoltre, rappresenta la possibilità di soddisfare le promesse fatte in campagna elettorale.

 

Come Transatlantico.info aveva già fatto notare (si veda la Newsletter del 23 gennaio 2017 o i post del 25 gennaio 2017 sul blog), il settore energetico è la chiave di Trump per tentare di mettere in moto la macchina verso il “Make America Great Again”, lo slogan durante le presidenziali del 2016. Lo sfruttamento intensivo delle risorse statunitensi, come presentato nel discorso, implica la realizzazione di innumerevoli grandi opere infrastrutturali, la creazione di posti di lavoro e, soprattutto, l’incremento esponenziale delle esportazioni di greggio e gas naturale.

Il principale obiettivo, infatti, è proprio fare degli Stati Uniti un paese esportatore di energia. Secondo Trump, si comincerà dal Messico (gli oleodotti e i gasdotti passeranno sotto il muro, scherza il Presidente), ma tutti i paesi partner e alleati acquisteranno le risorse americane. Il primo passo consisterà nell’eliminare i limiti di produzione, imposti dal Congresso per contenere l’inquinamento dovuto ai processi di estrazione. Trump ha dichiarato che i democratici fanno, e faranno, ostruzionismo su questa e altre questioni, ma ha sottolineato la necessità di ricordare che le risorse appartengono al popolo e non al governo. Un tono tipico del suo stile comunicativo.

 

Se dal punto di vista interno si presagiscono scontri politici, su quello esterno Trump è stato ancora più categorico, contro la COP21. L’accordo di Parigi, infatti, secondo il Presidente era sconveniente per gli Usa e non in linea con i tempi. Sembra essere stato interpretato come un bando contro il carbone. La rivoluzione, secondo Trump, avverrà anche grazie alle nuove tecnologie, che permetteranno prima di tutto di sfruttare ancora il carbone, di cui gli Stati Uniti sono ricchissimi. Non a caso, Trump ha parlato di “clean beautiful coal”, che aspetta di essere sfruttato. Ha ricordato che da poco è stata inaugurata una miniera di carbone in Pennsylvania, dove sono stati riassunti i minatori che avevano perso il proprio posto di lavoro negli scorsi anni (una promessa mantenuta). Inoltre, Trump ha assunto una posizione molto favorevole nei confronti del settore nucleare, che vivrà un importante sviluppo.

 

Il discorso ha avuto luogo nelle ore precedenti l’incontro di Trump con il presidente sudcoreano presso la Casa Bianca. Il principale punto che i due colleghi hanno affrontato è stato proprio l’accordo per la fornitura di LNG statunitense alla Corea del Sud. In realtà, Washington ha già dato il via alle esportazioni di gas da un paio di anni e sta lentamente conquistando mercati che prima non erano alla sua portata. Fra questi, ad esempio, la Lituania. Anche la Spagna e l’Italia già importano gas naturale dagli Stati Uniti. Non si deve dimenticare, inoltre, che l’attuale amministrazione si è trovata la strada spianata da Obama, che aveva fatto approvare al Congresso la fine del bando per l’esportazione di greggio, considerato da sempre il maggior limite alla politica energetica degli Usa.

Malgrado la presenza dei maggiori produttori di gas naturale intorno al Vecchio Continente, si pensi alla Russia, all’Iran, al bacino del Caspio, al Qatar, all’Algeria e oggi anche all’Egitto (in seguito alle recenti scoperte dell’Eni), sembra che una parte dei paesi europei sia particolarmente interessata alle prospettive di Trump. Alleati come il Giappone e la Corea del Sud in Estremo Oriente e l’Italia nel Mediterraneo, costituiscono la chiave del successo della rivoluzione energetica americana. Non a caso sulle coste italiane sono in via di completamento più di dieci centri di rigasificazione del gas naturale. Forse il vecchio sogno di fare dell’Italia un hub energetico per l’intera Europa, ha trovato in Trump la possibilità di essere finalmente realizzato.

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