Lo scandalo e le proteste di Seoul

Mondo

di Paolo Balmas

Lo scorso 23 novembre 2016, gli inquirenti che stanno indagando sullo scandalo che coinvolge la presidente della Corea del Sud, Park Geun Hye, sono entrati negli uffici della dirigenza della Samsung e del Fondo pensionistico nazionale. L’accusa che sta prendendo corpo riguarda le presunte pressioni della Presidente sul Fondo affinché appoggiasse il programma di fusione della compagnia approvato nel 2015, che aveva messo una parte degli azionisti contro l’hedge fund statunitense Elliot Associates LP.

Nello scandalo è coinvolta anche Choi Soon Sil, amica della Presidente ed ex moglie del capo di gabinetto presidenziale. Mentre Choi è stata formalmente accusata di corruzione, Park rischia l’impeachment. Infatti, lo stesso 23 novembre è stato concesso ai parlamentari dell’opposizione di dare il via alle indagini per comprendere l’evoluzione e la gravità dei fatti. Il Presidente coreano gode di immunità ma ha già perso il consenso di cui godeva. Le manifestazioni di protesta si protraggono ormai da un mese. Quindi, al di là dell’esito dell’impeachment, la forza della Presidente è stata già ampiamente ridotta.

Lo scandalo avrà ripercussioni anche sulla politica estera di Seoul, poiché si presenta in un momento di particolare tensione con Pyongyang e di potenziali trasformazioni critiche dal punto di vista geopolitico. Non è da sottovalutare l’incidenza di fattori esterni su ciò che sta accadendo in Corea in questi giorni.

Innanzitutto, bisogna ricordare che ai primi di settembre Park Geun Hye aveva partecipato all’Eastern Economic Forum (EEF), organizzato dalla Russia nei pressi di Vladivostok. In quella sede Park aveva insistito su un impegno maggiore dei potenti vicini per risolvere la crisi diplomatica con la Corea del Nord. Aveva asserito che se si fosse trovata una soluzione rapida (diplomatica ovviamente), non ci sarebbe stato motivo di posizionare il sistema antimissilistico della Lockheed Martin, noto come THAAD, sul territorio sudcoreano.

Molti affaristi sudcoreani, si è detto, sono rimasti delusi da questo atteggiamento, troppo poco rivolto agli affari. Seoul si è vista passare avanti Tokyo, che invece ha sfruttato l’incontro dell’EEF per stringere una lunga serie di accordi con Mosca. Da allora, Russia e Giappone hanno ritrovato il dialogo per raggiungere la firma del trattato di pace atteso da settant’anni. Argomento di cui si parlerà a dicembre durante la visita di Putin a Tokyo.

Park ha insistito sulla risoluzione della questione nordcoreana, in realtà, proprio in visione di un futuro che possa concedere maggiore aperture nei confronti del resto del continente, comprendendo che la Corea del Sud, separata dal Nord, non è altro che un’isola. Sullo sfondo vi è il progetto del corridoio economico che unisce l’Estremo oriente russo al porto sudcoreano meridionale di Pusan. Un corridoio che permetterebbe ai container coreani di raggiungere l’Europa via terra e al gas russo di attraversare tutta la penisola. Il progetto è temuto da molti, dato il potere che ne deriverebbe per Pyongyang.

La Samsung ha di recente siglato un accordo con le ferrovie russe per il trasporto di materiali da assemblare nelle sue fabbriche dislocate nell’Europa orientale. Verosimilmente, la prima tappa del viaggio, per il momento, sarà effettuata via nave fino ai porti in acque profonde a est di Vladivostok.

La tensione provocata dallo scandalo si aggiunge alle tensioni che si sono già accumulate nell’intera penisola coreana negli ultimi tempi. Sebbene sia presentato come un comune fatto di corruzione politica, sullo sfondo emergono questioni ben più complesse e preoccupanti che non si risolveranno con un impeachment della Presidente.

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