di Goffredo De Marchis
ROMA. "Sa cosa si dice negli ambienti internazionali? Che il mondo è relativamente pacificato, ma ha due punti deboli. Uno è la Corea del Nord, l'altro è l'Italia ". Addirittura? "Si fa per dire ". Ah, ecco. "Sono chiacchiere da banchieri. La Corea del Nord è un falso problema perché è solo un fantoccio della Cina". A Giulio Tremonti piace la provocazione. Senatore, ex ministro dell'Economia, professore universitario, è stato fra i pochi a pronosticare la catastrofe economica partita nel 2008. E per l'Italia vede molte complessità, se davvero si andrà a votare a ottobre.
Ogni volta che si avvicina la data del voto, l'Italia non è mai pronta. Mica è tanto normale, non crede?
"Ma guardi che la questione è un'altra. L'accordo sulla legge elettorale, sul modello tedesco, va bene. Il maggioritario come metafora della modernità positiva è uscito dal tempo. E' un sistema costruito nella democrazia inglese per il governo della normalità". Non siamo in tempi normali. "Esatto. L'impatto della globalizzazione sulla politica è enorme. Crea problemi che oggi non puoi più gestire facendo spesa pubblica. Perciò nel tempo presente va meglio il proporzionale".
Allora si faccia la legge e si voti.
"Io voterò una legge proporzionale ben fatta. Ma trovo problematica la combinazione tra proporzionale e elezioni in autunno. Perché entriamo in un triangolo molto pericoloso. Il primo angolo è la legge di bilancio. Va presentata entro il 15 ottobre, anche se poi pensi di andare all'esercizio provvisorio. Devi giocoforza esporre al pubblico quello che vuoi fare. Far scattare o no le clausole sull'Iva?".
Sta dicendo a Renzi che non basta anticipare il voto per dribblare una manovra dolorosa?
"Se il problema politico è non far conoscere agli italiani la verità, questo problema rimane. Una manovra iperimpegnativa comunque va annunciata e scritta. Poi si può dire: abbiamo scherzato. Ma il messaggio ormai è passato".
Gli altri due angoli?
"La fine del quantitative easing della Bce e la speculazione. Nello scenario globale è certo che sull'Italia puoi speculare alla grande. Non solo, puoi anche dare una spinta. Nei migliori manuali di destabilizzazione, normalmente scritti in inglese, si dice che non c'è bisogno di agire sullo spread. Si può agire sulle banche, soprattutto sulle piccole, perché producono il maggior effetto di panico. Da noi il processo sarebbe agevolato dalla cattiva gestione della crisi bancaria fatta dal governo".
Possibile che non si possano svolgere le elezioni e scongiurare la speculazione?
"I mercati potrebbero avere fiducia nel nuovo governo mettendo nel conto che si va verso una maggioranza stabile e credibile. Non mi pare questa la prospettiva. In ogni caso sarebbero oggetto di attenzione i programmi elettorali. E alla bombastica operazione sul patrimonio pubblico che Renzi proporrebbe nel suo libro nessuno attribuisce credibilità. Può funzionare al bar di Rignano, non altrove".
Come sa cosa c'è scritto nel libro di Renzi?
"Le voci girano. Quel tipo di operazione "elettorale" dicono ricordi il detto "lie the day, fly the night". Dì una bugia di giorno e scappa di notte, come nelle fiere di paese. Del resto ci sarà un motivo se la vendita del patrimonio, che va comunque iniziata, non ha mai avuto gli effetti istantanei desiderati, né con Monti né con Letta né con lo stesso Renzi. Però Renzi ha un vantaggio: potrebbe affidarsi alla Consip".
In Germania votano il 24 settembre.
"Parliamo di realtà politiche ed economiche completamente diverse. La Germania è in pareggio. Pure se fotocopia il bilancio vecchio non le succede niente". Che segnale è l'attentato a Papademos in Grecia? "Un gesto che non va banalizzato. Atti così li facevano gli anarchici nel '900. La storia, che doveva essere terminata, si è rimessa in cammino. E non è dominata solo dal bene".
Come dovrebbe reagire l'Europa?
"Dopo le elezioni francesi abbiamo visto due forme di reazione. Una è stata business as usual. La maggioranza silenziosa ha abbattuto una minoranza rumorosa. Fine. Macron invece arriva a Parigi e dice: non posso ignorare la rabbia del popolo francese. E' stato coraggioso e illuminato. Non è affatto business as usual. Per la prima volta si uniscono le disillusioni di un'enorme massa di giovani e di vecchi senza lavoro. Spinoza lo chiamava tumulto prima degli sconvolgimenti".
E' diventato tifoso del governo Gentiloni?
"E' un governo provvisorio. Ma l'aggettivo non cancella il sostantivo. Non voglio sembrare un fan di questo esecutivo. Però penso che fare cose ordinarie in un periodo straordinario non sia poi così male".
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