Stabilita’ triste (0,6) e stabilita’ allegra (4.0)

Italia

Pare che nel cantiere legislativo si stiano fabbricando due diverse Leggi di stabilità: quella vera e quella “ombra”.
La prima è triste. La seconda è allegra.
La prima è tristemente annunciata nella “Nota di aggiornamento” al Documento di Economia e finanza 2016.
La seconda è allegramente annunciata a mezzo stampa dal Ministero delle Attività Produttive.

Sulla prima, formulata tra tante note e comprensibili difficoltà, già si possono comunque notare al margine e sintomatici alcuni primi punti critici:

Nella Nota è scritto che:
“Ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale verranno realizzati con la prossima Legge di Bilancio: i) disattivando il previsto incremento dell’IVA per l’anno 2017…”.
Per la verità qualificare “ex ante” come riduzione della pressione fiscale un suo mancato aumento è un sofisma.
Infatti “disattivare”, come correttamente si trova scritto nella Nota, vuol solo dire non attivare. E non attivare ciò che ancora non c’è non vuol dire ridurre!

Sempre nella Nota si trova scritto che:
“Al finanziamento di queste misure (N.B. I citati interventi di riduzione della pressione fiscale) contribuisce la strategia di contrasto all’evasione, che privilegia attività in grado di incentivare l’assolvimento degli obblighi tributari e favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili rispetto ai tradizionali interventi di controllo e accertamento ex-post”.
Ammesso che questa particolare strategia abbia successo, l’effetto sarebbe quello di fare corrispondentemente salire le entrate e perciò la pressione fiscale, semmai solo pareggiando le ipotizzate “riduzioni”. Ovvero, tornando al punto di partenza.

Ancora sempre nella Nota di trova scritto che:
“La cruciale accelerazione degli investimenti pubblici… non dipende tanto dall'assegnazione di fondi in Legge di Bilancio quanto dall'efficacia delle pubbliche amministrazioni chiamate a far ripartire procedure di stanziamento, spesa e monitoraggio da anni caratterizzate da ridimensionamenti e incertezze”.
E’ vero. Peccato che il nuovo “Codice degli appalti pubblici”, centrale in questa strategia, oltre a contenere 165 errori (rectius: errata corrige), sia lungo…. più di due chilometri lineari!

Mentre nella preparazione della legge di stabilità il Governo incontra – come premesso - notevoli comprensibili difficoltà, in parallelo una stabilità “ombra” viene invece allegramente annunciata via stampa dal Ministero delle Attività Produttive. Si tratterebbe in specie:

  • di 7 miliardi, da utilizzare per finanziare la nuova generazione di incentivi industriali 4.0, miliardi che dovrebbero derivare dalla cancellazione nel pubblico bilancio dei cosiddetti “residui passivi”.
    Ammesso che questa sia possibile (!), si dovrebbe considerare (ovvero non si potrebbe e dovrebbe ignorare) che, a norma di legge, non ne deriverebbero comunque mezzi finanziari utilizzabili per operare la ipotizzata copertura in bilancio degli incentivi annunziati;
  • molti altri miliardi sarebbero poi necessari per la copertura dei nuovi maggiori super-ammortamenti, pure previsti per la “finanza per la crescita”. In realtà, delle due l’una:
    • se ci si crede davvero, si devono identificare e cifrare seriamente i mezzi finanziari necessari per operare adeguata copertura in bilancio a fronte del conseguente minor gettito;
    • se i relativi stanziamenti fossero invece irrisori, ne deriverebbe che il primo a dimostrare di non credere davvero nella “Finanza per la crescita” sarebbe lo stesso Ministero delle Attività Produttive.

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