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Italia

Paolo Panerai

Quando Giulio Tremonti sale in cattedra, ricordandosi che è professore, la sua intelligenza gli fa fare analisi acute e lucidissime come pochi sanno fare. È successo nella recente intervista al Corriere della Sera sulla crisi cominciata dieci anni fa e sul futuro dell'economia e del mondo. Un'analisi che apre un dibattito inevitabile sui vantaggi e gli svantaggi di internet e del digitale. Afferma il professore: «Nel 2007 l'eccesso di liquidità fu la causa della crisi, con i prestiti subprime e i prestiti Ninja (la sua vecchia definizione, tratta dal noto gioco digitale, ndr). C'era un eccesso di finanza incontrollata. Rispetto ad allora ci sono due differenze. Quantitativamente: i numeri del 2007 erano eccessivi, adesso sono esplosivi. Qualitativamente: tra i soggetti della finanza è in atto un'incredibile, accelerata, mutazione della specie». Ed è proprio il mutamento della specie finanziaria in cui il prof. Tremonti va oltre, stacca di chilometri i tanti commenti e le tante analisi di questi giorni, cogliendo in pieno anche il trend di mutazione del mondo. «Adesso il passaggio decisivo è la rete, che è diventata la patria di questo nuovo mondo, che fa superare i confini politici nazionali e quello della realtà. Con la rete si supera la distinzione tra realtà fisica e virtuale. Già nel Faust di Goethe l'uomo passa dall'oro estratto dalla miniera alla cambiale, alla ricchezza di carta. Ma ora questo passaggio è ancora più radicale, totale. Quello che era un processo che si sviluppava nella realtà misurata dalla stessa moneta, nella rete si distacca completamente, seguendo iperboliche sequenze di algoritmi. Il mondo per millenni ha vissuto il conflitto tra l'imperatore, il potere politico, e Creso, il potere economico. Adesso, per la prima volta nella storia, Creso batte l'imperatore». Dunque, sia pure con il vezzo dei riferimenti storici e mitologici, Tremonti coglie il punto chiave: oggi comandano i mostruosi super ricchissimi, che sono coloro che dominano il mondo internet e digitale. «Data la magia della rete, Creso comanda tenendo insieme la tecnica e il capitale, ed è in questa sequenza che avvengono le mutazioni rivoluzionarie cui stiamo assistendo. Il bitcoin, le monete virtuali... ibridazioni e mutazioni genetiche. L'e-commerce diventa banca, la logistica fa la finanza. Se so che cosa compri posso favorire altri tuoi acquisti. Una volta c'era il credito al consumo, oggi c'è il consumo per il credito. Sta nascendo una nuova antropologia digitale. Se conosco la tua domanda la determino. E questo meccanismo, per inciso, si estenderà anche al voto politico. Se io so che cerchi su internet i cataloghi di armi, posso immaginare che tu sia repubblicano». Una serie sintetica di foto in sequenza, che fanno capire bene che cosa sta succedendo.

«Siamo mille a zero per Creso. Non c'è più differenza tra la moneta che le banche centrali hanno inventato oltre misura e le cripto-monete dell'economia digitale. È così che i banchieri centrali oggi mi ricordano i generali francesi che guardavano, al sicuro e soddisfattissimi, la Linea Maginot, ignorando la forza politica del motore a scoppio. Dalla crisi dei Tulipani a quella della Louisiana, la storia insegna che le bolle e i disordini emergono quando si perde di vista o si inventa la realtà». Tremonti è un giurista, ma di scienza delle finanze e, come sapeva fare Victor Uckmar, anche lui giurista finanziario, sa unire la logica del diritto alle regole dell'economia politica e della sociologia politica. «Sarebbe un miracolo se la bolla non ci fosse. Churchill diceva che non c'erano state due guerre mondiali, ma una sola con un lungo armistizio in mezzo. Ecco, secondo me oggi rischiamo una situazione simile».

Tremonti, che pure come ministro dell'Economia e finanze non è esente dall'errore di aver sottovalutato, assieme a Bankitalia, che anche le banche italiane, sia pure per motivi diversi e reali come la inevitabile crisi delle aziende, sarebbero entrate in crisi al pari di quelle spagnole, irlandesi, tedesche, francesi e americane, ha ora la lucidità di suggerire che il cancro del mondo é l'ascesa al potere totale e globale dei Creso. Sono convinto che il professore si sia pentito di aver limitato la sua azione preventivamente risanatoria delle banche italiane attraverso i tedeschissimi Tremonti-bond, con interessi da far pagare alle banche in crisi fino al 13%. Ma ciò non toglie che ora indichi, con lucidità rara all'Italia, all'Europa e al resto del mondo occidentale, dov'è la fonte di pericoli incalcolabili: l'integrazione tra finanza e padroni di internet, che a loro volta diventano padroni del mondo arrivando a fatturati superiori al pil degli Stati.

Tutto ciò avviene per una evidente mancanza di regole adeguate al nuovo mondo digitale. Non si tratta di produrre regole aggiuntive ma di capire quali sono quelle nuove, adattare a preservare gli effetti positivi del mondo digitale e a bloccare o almeno limitare gli effetti negativi.

La mancanza di regole adeguate, come i lettori di queste colonne sanno, è dovuta in primo luogo non solo a incapacità di comprendere cosa serve, ma anche a una precisa volontà politica almeno per quanto riguarda la patria di internet, cioè gli Stati Uniti (non va dimenticato che internet era un'applicazione militare resa poi disponibile per i civili). I lunghi otto anni di presidenza di Barack Obama sono stati caratterizzati da un totale sostegno ai nascenti over the top (ott), appunto consentendogli una crescita enorme senza dover rispettare nessuna specifica regola per il settore. La strategia di Obama è stata quella di non mettere regole perché appunto i vari Google, Facebook ecc. potessero crescere con la rapidità necessaria per diventare dominatori nel mondo. Un giorno Larry Page, fondatore di Google con Sergey Brin, ci disse che dall'amministrazione non sarebbero arrivate limitazioni perché Obama voleva che nei dormitori di Stanford, del Mit, e delle altre grandi università statunitensi ci fossero giovani che si spaccassero il cervello per spingere sempre più avanti l'innovazione nel sogno di creare altri Google o Facebook. In sostanza, che cos'è la volontà americana del primato assoluto in internet se non una guerra non solo economica? La controprova la si ha vedendo come la Cina e ora anche la Russia hanno alzato la muraglia che impedisce agli ott di penetrare in quei mercati. Come si è detto, soprattutto la Cina ha eretto la grande muraglia per ragioni di ordine interno ma anche e non di meno per poter far crescere propri campioni digitali e quindi poter competere con gli americani a livello globale, come dimostra l'avanzata a livello globale di Alibaba, che è solo il primo segnale cinese.

In mezzo c'è l'Europa, che sia pure in maniera ancora incerta, non avendo ott e più di ogni altro continente la cultura del rispetto della privacy e di altri valori fondamentali, sta tentando di fissare alcune regole specifiche per i campioni americani e non solo. Ma appunto l'azione è incerta quanto è poco coesa tutta la vita della Ue. E addirittura ci sono voci, anche sul quotidiano della Confindustria, che mettono in dubbio l'unica, consistente iniziativa europea, cioè la multa di 2,5 miliardi euro comminata a Google per posizione dominante. Sul quotidiano si teorizza che i confini del digitale non sono definibili e quindi non vale la regola dei mercati. Ha senso segnalare la necessità di innovazione giuridica, ma se si cerca di smontare anche il primo segnale mandato a Google perché gli altri capiscano si compie un atto contro gli interessi dell'economia italiana ed europea in generale.

L'antitrust è nato in Usa fin dai tempi della conquista selvaggia dei pozzi petroliferi e del dominio della famiglia Rockefeller. L'architettura giuridica dell'antitrust Usa è tuttora di settore, con il fine di impedire accordi e cartelli all'interno di quel settore ma non per valutare gli effetti negativi che un settore può provocare alla società civile nel suo complesso. La Ue non dovrebbe quindi limitarsi a ricalcare il vecchio schema giuridico americano, ma dovrebbe innovare, per limitare i danni che lo strapotere degli ott sta determinando agli individui, alla società civile e agli Stati.

L'ammonimento di Tremonti è importante perché chiarisce come la sintesi fra ott, finanza e banche stia modificando il mondo senza che le autorità di governo cerchino di ricorrere ai ripari.

Il pericolo è in due direzioni: nella presa del potere da parte degli ott e dei Creso (mettiamoci anche le ambizioni politiche di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook) e nell'incrocio tra finanza ed economia e innovazione digitale, che fa crescere in maniera smisurata questo potere. L'ultimo fatto che deve far riflettere è, per esempio, la volontà di Whatsapp-Facebook di diventare sistema dei pagamenti anche per rispondere in India alla società di pagamenti digitali controllata da Alibaba e la giapponese SoftBank, che ha lanciato anche l'applicazione di messaggistica istantanea.

Ma il pericolo maggiore viene dalle notizie a raffica secondo cui le grandi banche americane, da Goldman Sachs alle altre, stanno avvertendo i clienti che non possono più ignorare la criptovaluta, cioè il bitcoin che non a caso vola a un valore di 4 mila dollari sotto la spinta della minacce di Donald Trump alla Corea del Nord per rispondere alla minaccia nucleare. Quella di Goldman Sachs (MF-Milano Finanza di Ferragosto) è una sorta di ufficializzazione dei bitcoin, che implica una potenziale, enorme, espansione della massa monetaria che ora appunto può prescindere dalla politica delle banche centrali. Come tutti sanno l'altra faccia, minacciosa, della medaglia della politica di Federal Reserve e Bce di combattere la crisi decennale stampando moneta, può essere foriera a sua volta di una nuova crisi finanziaria. Appunto per eccesso di liquidità e per incentivo alla speculazione selvaggia. Figuriamoci se alla moneta ufficiale si somma una potenziale, illimitata creazione di criptovaluta.

Di fronte a questa evoluzione quali sono le reazioni degli Stati e governi? A oggi zero, a conferma che si sentono, evidentemente, impotenti di fronte alla libertà assoluta di internet e dell'intreccio internet-finanza. Casomai, pur non amando internet e invece tanto i banchieri di Wall Street, il paradossale Trump ha avviato (MF-Milano Finanza sempre di Ferragosto) una eliminazione delle regole imposte dalla Volcker Rule, la legge scritta dall'ex presidente della Federal Reserve dopo l'esplosione della crisi del 2007. Ma i paradossi non finiscono qui: a Bruxelles, invece di capire che il pericolo viene dall'unione fra internet e finanza, se non si mettono regole, pensano ancora a irrigidire le regole per le banche tradizionali!

di Paolo Panerai

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